Il turista che visita l’Emilia alla ricerca dei suoi tesori, più o meno nascosti, non potrà certo rinunciare alla degustazione di piatti tipici e di vini della zona. Sarebbe uno spreco non farlo, un vero insulto alla bontà e alla genuinità di ciò che viene amorevolmente prodotto in questi luoghi: tortellini, tagliatelle, salumi, gnocco fritto, tigelle, lambrusco, sarebbe un po’ come andare all’Oktober Fest e non bere birra perché ci si è portati da casa quella del discount. “Non s’ha da fare”, come direbbe Don Abbondio, sebbene fosse stato interpellato relativamente ad altre questioni.
Ecco quindi che l’ignaro turista potrebbe trovarsi, nelle tipiche trattorie casalinghe del modenese, davanti ad una curiosa scritta: “Borlenghi”. Ohibò, che sarà? Un cognome? Ma in questa zona si chiamano tutti Borlenghi? Come è possibile? Capiamo l’impasse di chi si dovesse trovare in una situazione del genere e andiamo dunque ad aiutarlo: i borlenghi sono un prodotto alimentare tipico della zona tra Modena e Bologna. Rivendicarne la precisa paternità non è facile, ogni vecchietto ruspante di questa zona vi dirà che l’hanno inventato proprio dei suoi parenti che abitavano a Vignola, o magari a Zocca, dove è presente addirittura il museo del borlengo.
Come nasce il borlengo? Noi siamo abituati alla visione dell’Emilia odierna, terra ricca e produttiva, ma nei secoli scorsi non era così. I contadini coltivavano la terra e ne ricavavano i frutti con il duro lavoro. Acqua e sale non mancavano, di solito c’era sempre un po’ di farina, derivata dal grano. Ecco, bastavano questi tre ingredienti per il borlengo, un cibo povero, fatto con le poche cose che si avevano a disposizione. Era così anche in altre parti d’Italia, vi basti pensare che con gli stessi ingredienti, un centinaio di kilometri più a Est, nasceva la piadina romagnola.
Come condire i borlenghi?
Che aspetto hanno i borlenghi? Quello di una crepes sottile e molto secca, che si sbriciola facilmente, specialmente quando la si morde. È un piatto curioso, perché vi troverete un disco di ampie dimensioni ripiegato e dalla pasta sottilissima, in realtà molto leggero. Come si condiscono? Attingendo all’enorme quantità di ingredienti che l’Emilia Romagna ci offre, tutti di altissima qualità. Ecco quindi che la tradizione impone di gustarlo con la “cunza”, un misto di lardo di maiale, aglio e rosmarino, al quale viene spesso aggiunto del parmigiano (è lo stesso condimento utilizzato per le tigelle di Modena). Ma se non vi basta nulla vi vieta di accompagnarlo con salumi, formaggi o addirittura di gustarlo in versione dolce, con crema di cioccolato, cointreau o Grand Marnier.
Dove si può gustare dunque una tale prelibatezza, si chiederà a questo punto il turista? Per esempio alla Trattoria La Campagnola di Vignola, dove i borlenghi sono uno dei punti di forza in un menu che propone i piatti migliori della cucina tradizionale modenese. Oltre a questo, già di per sé un buon biglietto da visita, la Trattoria La Campagnola offre anche la possibilità di pernottare nelle sue nuove camere, ricavate dalla completa ristrutturazione dell’antico fienile. Queste camere moderne, dotate di tutti i comfort, sono comode e spaziose, perfette per una sosta notturna per ritemprarsi e ripartire poi il giorno dopo per visitare nuove zone o come punto di fermata nel corso di un lungo viaggio. La Trattoria La Campagnola offre anche la possibilità di pacchetti speciali che prevedono il pernottamento abbinato ad una sostanziosa cena con prodotti tipici modenesi, compresi i borlenghi. Non vi resta che venire a provarli!